mercoledì 19 settembre 2012

Pagine bianche

Esiste un misterioso e sottile piacere nell' aprire un quaderno o un diario nuovo. Le candide pagine catturano, insieme al profumo di carta e colla, la nostra fantasia, ma ancor di più la nostra ambizione.
A scuola si impara a tenere in ordine uno scritto, a compiere meno errori possibili, a nasconderli e celarli. Si acquisisce con gli anni la sensibilità delle proporzioni tra i caratteri, gli spazi, i capiversi, le maiuscole, e così via.
E per tutta la vita, un individuo istruito sarà sempre pervaso dal sottile brivido di piacere della prima pagina.
Diari e quaderni che per anni si susseguono con inizi ponderati, studiati, calcolati, nell' utopica intenzione di creare lo scritto perfetto, ordinato e corretto dalla prima all' ultima pagina. Niente errori, sbavature, macchie, strappi, extra margini. Solo lineari ed eleganti parole che si susseguono nella loro verità espressiva di perfezione.
Ma ogni volta tale intento resiste solo per poche pagine, una decina al massimo nel più abile degli scrivani, e poi? E poi iniziano errori, aggiunte, cancellazioni, macchie, strappi, salti, abbandoni. Ed allora è il genio che vuole esprimere il proprio caos. Se l' ordine non ha resistito allora il disordine romperà la gabbia di contenzione, aprirà la scatola di costrizione e si mostrerà per ciò che è.
Rompi la scatola, crea caos, macchia i tuoi quaderni. Ma se poi non c'è nulla in quel contenitore cosa succede?
Trovo alcuni quaderni delle elementari, molto teneri, con le prime pagine in ordine, e le successive addirittura bucate dalla gomma blu rotonda, quella che, in quale mondo parallelo, avrebbe dovuto nascondere facilmente gli errori fatti a penna. Ma molto più spesso trovo diari, tanti scritti, iniziati in epoche della mia vita molto diverse. Tutte dicono le stesse cose, qualche sfumatura le rende diverse, ma ognuno di questi diari ha un inizio e mai una fine. Tutti abbandonati. Tutte vite che vogliono ricominciare, e invece si replicano.
Prime pagine ben scritte, perseveranza quasi maniacale per brevi periodi, e poi nulla. Poichè lì ho ricominciato a vivere.
Volevo comprare un nuovo blocco e disegnare, scrivere, raccontare, di nuovo. No non lo voglio più. Scriverò su tutte le pagine bianche di ogni quaderno, diario, blocco e tacquino che troverò. Perchè la vita non si ricomincia mai, al massimo si mischia. Non c'è nessun inizio, e nessuna fine.